SHACK – “WATERPISTOL”

SHACK – “WATERPISTOL”, 1995 (1991, from original recording master)

Guardate il ritaglio sovrastante: appartiene ad una rivista che conservo gelosamente. “Prefab Rout”, il cui titolo è tutto un programma, senza bisogno di aggiungere altro almeno su questo. Chi è “l’Agnello Sacrificale” del rock britannico? Io un nome ce l’avrei. Però, una tantum, dedicatemi qualche minuto. E’ per rispetto di un uomo, un artista che conoscono in pochi, ma che ha dato qualcosa di determinante agli amanti del genere. Ero giusto a Londra, quell’autunno del 1995, completamente da solo e con perenni problematiche di lingua inglese, quanto bastasse tuttavia per girovagare in lungo e in largo per negozi di dischi, a caccia di cose belle. Di rigore, la copia fresca di stampa del NME, la rivista settimanale per eccellenza di recensioni, per conoscere prima di tutto i concerti del weekend in cui ero lì, e poi, ovviamente, per le news discografiche. Ed ecco lì la recensione di Ted Kessler (ex direttore responsabile dello storico Q Magazine, altra rivista storica ormai scomparsa) a celebrare con un bel 9 tondo tondo l’album degli album del decennio: “Waterpistol” degli Shack. Il nome a cui alludevo sopra è quello di Michael Head: Liverpool sulla pelle assieme al suo brother e tante scorribande musicali. Dopo aver dato un occhiata ai contenuti descritti nella suddetta recensione, l’acquisto del CD fu immediato. Solo dopo, mi accorsi che si stava parlando del fondatore dei Pale Fountains, ovvero una delle band “baroque pop” anni ’80 più apprezzate che, però nella mia città non riuscii mai a reperire in disco. Gli Shack arrivarono subito dopo, alla fine di quel decennio. Ma “Waterpistol” ha una storia a parte. perchè è un emblema, uno stendardo, un baluardo intoccabile del mio dna. Mi commuovo persino a scrivere queste parole, mi succede raramente. Perchè ogni volta che gira questo disco, sembra davvero che gli Shack suonino per me.Michael Head subì dalla vita e dalle sue azioni ingiustizie scivoloni e fatali errori, con vicoli ciechi e schiaffi in faccia che solo un rocker senza grossa fama può accollarsi. Come ci ricorda anche Wikipedia, “Waterpistol è il secondo album in studio degli Shack. E’ stato registrato nel 1991, ma la sua pubblicazione è stata ritardata a causa di un incendio in studio che ha distrutto i nastri master. Durante il periodo tra la registrazione e l’uscita dell’album, la band si sciolse e il frontman divenne dipendente dall’eroina. Un backup delle registrazioni, perso e recuperato dal produttore Chris Allison, è stato pubblicato su Marina Records nel 1995. Alla fine, Waterpistol è stato ben accolto dalla critica. L’album è stato ristampato nel 2007 in forma ampliata dalla Red Flag Recording Company. L’album di debutto degli Shack risale al 1988, con “Zilch”, un flop commerciale al momento della sua uscita. Il consenso della critica era che la scrittura delle canzoni di Head fosse promettente ma che la produzione dell’album fosse carente. Nel 1990, Michael Head affermò al New Musical Express che il secondo album degli Shack sarebbe stato meno serio (dal punto di vista lirico) di Zilch e che le influenze della band all’epoca erano The Stone Roses, Flowered Up e The Charlatans. Un anno prima dell’uscita di Waterpistol, Michael Head affermerà al NME: “Quando sarà, finito sarà un grande album”. Registrato nel 1991 allo Star Street Studio di Londra. Il produttore Chris Allison ebbe difficoltà a lavorare con Mick, confidando che quest’ultimo non potrebbe mai finire nulla, “Non ho mai lavorato con nessuno come lui, e spero di non farlo mai più”, sentenziò, aggiungendo ciononostante: “Ma è un genio della scrittura e uno degli artisti più dotati con cui abbia mai lavorato”. Allison disse inoltre che Head dipendeva dall’alcol per alimentare la sua creatività, e ha ricordato un episodio in cui il frontman della band, restò bloccato in studio fino al completamento della registrazione di cinque riprese vocali. Ian Lowey dei Rough Guides affermò che, musicalmente, l’album era molto simile a The Stone Roses, ma piuttosto che guardare alla psichedelia degli anni ’60 come aveva fatto quella band, gli Shack hanno tratto influenza dalla musica pop di quella decade. Stewart Mason di Allmusic ha anche paragonato il suono dell’album a una versione dal suono più acustico degli Stone Roses e di un altro gruppo storico, ma altrettanto sfortunato come quelli dei La’s, e ha notato somiglianze con i generi jangle pop e Britpop.

L’uscita di “Waterpistol” fu ritardata a causa di diversi contrattempi post-registrazione, contribuendo a quello che il critico Dave Simpson di The Guardian definì come: “il classico racconto della sfortuna rock’n'roll”. Dopo le sessioni in studio del 1991 durante le quali l’album è stato registrato, un incendio come già detto distrusse lo Star Street Studio e le registrazioni master; poco dopo l’etichetta della band Ghetto Recording Company cessò l’attività. I restanti master del nastro DAT furono lasciati accidentalmente dal produttore Chris Allison nella sua auto a noleggio mentre era in vacanza negli Stati Uniti. Mesi dopo, Allison ha contattato la compagnia di autonoleggio che aveva usato, (Alamo Rent a Car), rintracciandone miracolosamente i nastri mancanti. Nel frattempo, gli Shack si sciolsero dopo che il suo bassista andò a  unirsi con i Cast, permettendo a Mick di cadere in uno stato di depressione, dipendenza da eroina e uso di altre droghe tra cui l’MDMA. “Waterpistol” quindi fu pubblicato solo nell’ottobre 1995 da Marina Records, un’etichetta tedesca indipendente specializzata in pubblicazioni di musicisti britannici. Un vinile in edizione limitata è stato rilasciato il 12 luglio 1999. La prima stampa nel 1995 includeva una foto di un motociclista sul retro del libretto; in successive stampe, questa foto è stata scambiata con una foto di una coppia sdraiata a letto. L’album è stato ristampato nel settembre 2007 con diverse copertine di The Red Flag Recording Company. Nel 1999, NME affermò che “Waterpistol” era “un album adatto a ispirare una generazione “. Melody Maker ha esortato i lettori ad acquistare il disco definendolo “bellissimo”, mentre Music Week lo ha etichettato come “un tour-de-force di canzoni pop senza tempo” e “un classico perduto”. Stewart Mason di Allmusic ha scritto che Waterpistol è uno di quei rari album “perduti” che è in realtà altrettanto buono o migliore di quanto l’hype suggerisca. Questo potrebbe effettivamente essere migliore del più lodato “H.M.S. Fable”, il loro successivo buon album. Nick Southall di Stylus “Waterpistol” una raccolta di “meravigliose, edificanti fette di beatitudine chitarristica post-Beatles-Anthology-revivalist”. A questo punto, non vi resta che curiosare tra queste nostalgiche canzoni, per percepirne tutta la loro nostalgica persuasione, tutto il sentimento e la devozione che sprigiona questa opera, a trent’anni dalla sua uscita ufficiale. Qualcuno di voi potrebbe, come me, innamorarsene perdutamente.

Pino Morelli